Dipingere paesaggi oggi puo' apparire anacronistico e forse anche non in linea con le moderne tendenze, in quanto le infinite ricerche sul paesaggio stesso sembrerebbero averlo svuotato e consumato nella sua valenza piu' significatica.
Il paesaggio antropizzato del nostro territorio, immenso serbatoio di fatiche umane, amorevolmente curato ma spesso offeso e martoriato, fografato e rilevato, indagato dal cielo e dalla terra con strumenti tecnologicamente avanzati, sembra non avere piu' nulla da raccontare. Luciano Paganelli, pittore che erra alla ricerca di luoghi per la visione , artista vero, fedele all'esecuzione tradizionale del aquadro, lo indaga ancora. Densi grumi si coagulano nei calanchi , emergenze naturalistiche che punteggiano colline e vallate.Improvvisi squarci di cielo coronano panorami inattesi che fanno del luogo mirabili punti di gioia. Ossigeno puro, aria leggera riempie e colma la fame di cio' che e' esteticamente pregevole. L'animo sensibile di Luciano Paganelli capta argomenti sedimentati nella geologia del territorio. Li rende visibili attraverso una tecnica precisa e sicura. Tecnica che echeggia la lezione del Vedutismo Elvetico e del Chiarismo Lombardo. Composizioni bruciate da una violenta luce zenitale di estivi meriggi, fatte con magri olii carenti di pigmento e sottili striature di materia dove si intravede la pennelata veloce e sicura.
Composizioni bruciate da una violenta luce zenitale di estivi meriggi, fatte con magri oli carenti di pigmento e sottili striature di materia dove si intravede la pennellata veloce e sicura, mediante colori silenti e pacati che non gridano e non squillano, il pittore compone un'aricratica sinfonia di formazioni "calanchive". ....Luciano Paganelli localizza i calanchi, li separa dal resto, li smaterializza fino a farne delle metaforedell'esistenzaumana, pur nell' assenza dell'uomo come figura e come segno. Pittore di paesaggi del reale ma con uno sguardo intenso verso le profondita' dell'inconscio, versole pieghe inesplorate della mente, dei sentimenti, verso i reconditi nascondigli di quei materiali rimossi cosi' attivi sul piano concreto del quotidiano.Nuovo simbolismo, dunque,che oltre a quello che viene rappresentato sulla tela, inducea varcare la soglia dell'altro da se' inteso come un'altro mondo, un'altra dimensione di stati di coscienza. I calanchi non sono paesaggi comunemente intesi, in quanto non soddisfano nessune delle istanze culturali insite nell'estetica del paesaggio, lo divengono solo nel momento in cui l'artista esercita su di essi quell'azione salvafica, propria dell'arte vera, che rende visibile l'invisibile.
Paolo Degli Angeli